Archivio mensile:ottobre 2012

Eduardo Alfredo Gomez: da “El partido revolucionario de los trabajadores” a Erbusco

Da militante dell’organizzazione politica argentina “El partido revolucionario de los trabajadores – direccion politico militar del ejército revolucionar del pueblo” a fondatore di una cooperativa sociale che gestisce una macelleria e un ristorante. La storia di Eduardo Alfredo Gomez, 55 anni, sembra tratta da un libro di avventure. Perché da ragazzo ha combattuto a fianco dei grandi rivoluzionari latinoamericani ancora oggi conosciuti ed amatissimi e perché una volta fuggito dal suo paese è arrivato in Italia, dove si è costruito una vita meravigliosa, che gli sta consentito e gli consente di aiutare connazionali e italiani. “Ho lasciato la mia Argentina il 28  febbraio del 1977, inseguito dagli agenti dei servizi segreti peronisti- racconta Eduardo Alfredo Gomez- – solo per fortuna non mi hanno preso e hanno catturato un uomo che mi somigliava e che alla fine si è salvato anche lui solo per miracolo. Il mio nome era già sulle liste dei desaparecidos. Avrei dovuto essere ucciso e scomparire misteriosamente. Invece, grazie anche all’aiuto di tanti amici, sono riuscito a riparare in Italia”. Eduardo Alfredo Gomez, venendo in Italia ha condotto con se una trentina di compagni, che ha salvato da prigionia e morte sicura, andando a recuperarli in Argentina e guidandoli al sicuro, nonostante gli inseguitori. “La nostra prima sistemazione è stata a Bedizzole- racconta- nella casa della comunità Emmaus di padre David Maria Turoldo. In paese, per qualche mese, hanno vissuto anche Roberto Guevara, fratello di Ernesto Che Guevara e il padre di Mario Roberto Santucho, dirigente del P.R.T., ovvero il movimento di cui anche Eduardo era uno dei protagonisti. “Erano uomini eccezionali- spiega- innamorati dell’argentina e dei loro fratellli, per cui hanno combattuto fino allo stremo. A padre Turoldo va il ricordo dell’argentino. “Dovevamo arrivare in dieci- dice Eduardo Alffredo Gomez-invece eravamo trenta. E lui si è preoccupato di tutti, trovandoci una sistemazione. In paese la gente ci ha accolto come membri della famiglia. Ci consideravano partigiani”. Da quel momento in poi Eduardo ha lavorato per trovare una sistemazione a tanti rifugiati politici come lui, creando comunità nel cuneese, a Palazzolo sull’Oglio e nella zona di Sarnico e Paratico. In breve si è innamorato dell’Italia, sposando la signora Gianna, da cui ha avuto un figlio: Manuel. “Nel frattempo ho trovato lavoro all’Alfa Accia- sottolinea- dove sono impiegato da ben 28 anni e dove ormai ho moltissimi amici e persone care. Qualche tempo fa, però, ho deciso di cimentarmi con una nuova grande impresa, ovvero la creazione di una cooperativa sociale, in grado di fornire lavoro a persone che per vari motivi si sono trovate disoccupate. Due anni fa in 13 soci abbiamo firmato l’atto di costituzione di Jacaranda. Quattro di noi sono disabili. Le nostre nazionalità sono miste: italiana e argentina. Viviamo tutti nel bresciano, chi in città, chi come me nell’entroterra gardesano, chi in Franciacorta”. L’idea di Eduardo Alfredo Gomez è lavorare fianco a fianco per fare crescere la cooperativa, per cui ha grandi progetti. “Io essendo già impiegato- specifica- sono un socio non lavoratore. Per il momento dieci di noi sono impiegati nell’attività principale della cooperativa Jacaranda, che si chiama Gaucho Grill e che si trova a Erbusco, lungo la strada che conduce a Iseo. Stiamo ingranando, perché abbiamo aperto solo a fine agosto e il periodo di crisi certamente non aiuta”. Tra i soci ci sono anche connazionali di Eduardo fuggiti dalla grande crisi di una decina di anni fa. “Ci sono anche imprenditori che sono rimasti senza nulla- continua- ora hanno una grande voglia di rifarsi. Sono certo che andrà benissimo”

BOX

Ilo ristorante macelleria “Groucho Grill” di Erbusco è un posto delizioso, curato nei minimi dettagli, dove ci si sente in famiglia. I piatti sono argentini, bresciani e bergamaschi. “Dalla nostra terra spiegano René Combina, argentino originario del Piemonte, e Carlos Battylana, argentino.genovese- abbiamo portato la carne. Il resto dei prodotti è chilometro zero. Per esempio serviamo dei magnifici spiedini con carne argentina e formaggi camuni. I salumi sono della zona: come il violino di capra e le salamelle, che invece arrivano da Piancamuno”. Tutto viene cucinato a vista, nella sala dove si pranza, tranne ciò che deve essere bollito, come la pasta. “Il nostro intento è essere il più vicino possibile ai clienti- dice Eduardo Alfredo Gomez- facendo loro vedere cosa cuciniamo”. Nel ristorante è stato allestito anche uno spazio per i cibi take away e un bancone per i prodotti da macelleria, i formaggi e altre tipicità. Non mancano vini bresciani, bergamaschi e argentini. “Presto inizieremo anche la produzione artigianale di empanadas- conclude Eduardo Alfredo Gomes- un piatto tipico nostro. Si tratta di un’iniziativa che in Italia farà da pilota”

CAPRIOLO: Giuseppe Agosti “torna a casa ” dopo 68 anni. E’ morto a Keisersteinbruch nel 1944.

La matricola 151150 è tornata a casa. Da ieri l’artigliere Giuseppe Agosti, capriolese morto mentre era detenuto nel campo di concentramento di Kaisersteinbruch, riposa nel cimitero del suo paese. Per restituirlo alla famiglia sono serviti 68 anni, l’aiuto della sezione ANA di Brescia e del gruppo alpini di Capriolo e l’interessamento del Ministero della Difesa e di “Onorcaduti”, oltre che gli sforzi del figlio Luigi e dei nipoti Giuseppina e Daniele con il resto dei loro congiunti. “E’ stato un atto dovuto, l’ultimo regalo che ho voluto fare a mia madre Angela- spiega Luigi Agosti, 81 anni- prima di morire, nel 1994, mi fece promettere di riportare a casa il papà. Finalmente ce l’ho fatta”. Quella di Giuseppe e Angela è una storia d’amore senza tempo, di quelle che accadevano solo una volta. Sin dal momento in cui le è stata notificata la morte del marito, nel 1944, difatti, la signora Angela ha iniziato a risparmiare arrivando a lasciare ai figli dieci milioni di lire da usare specificamente per fare tornare in patria la salma. “Non si è mai risposata- commenta il genero, Bruno Muratori-perché nonno Giuseppe è stato il suo primo e unico amore. Il resto della sua vita è stato dedicato ai figli e al ricordo”. L’emozione, ieri, a Capriolo era tanta. A celebrare il ritorno dell’artigliere, oltre alle famiglie Agosti e Muratori, c’erano il sindaco Fabrizio Rigamonti e buona parte della giunta comunale, il gruppo ANA con tante rappresentanze da paesi vicini, le associazioni del posto e d’arma e molti cittadini. “Ci è sembrato il minimo – sottolinea Franco Gottardi, del gruppo ANA di Capriolo-  purtroppo restano in Germania ancora due capriolesi : Giulio Piantoni sepolto a Francoforte e Luigi Plebani , un fornaio morto nel campo di sterminio di Mathausen”. Giuseppe Agosti, secondo i documenti ricevuti dalla moglie Angela, sarebbe scomparso a causa dell’ulcera allo stomaco. La storia è in realtà assai più misteriosa, dato che il capriolese era uno dei 750.000 IMI, ovvero un “Internato Militare Italiano”, che tra l’otto e il nove settembre del 43, dopo che Badoglio dichiarò il termine del conflitto senza dare indicazioni all’esercito, abbandonandolo completamente, ha scelto di non restare “fedele all’alleanza” e così è finito in un lager. Dei 750.000 IMI deportati 20.000 sono morti in campo di concentramento e 13.300 negli spostamenti. Altri 6.300 sono stati giustiziati, 5.400 sono morti o dispersi in operazioni militari e 600 sono stati trucidati poco prima della liberazione. Non è mai stato davvero chiarito perché,come e quando Giuseppe Agosti sia morto. Di certo il capriolese  è stato uno dei tanti soldati protagonisti della cosiddetta “resistenza diffusa, multiforme e passiva”, che ne ha fatto non un prigioniero di guerra bensì un “traditore” agli occhi dei tedeschi. Anche dopo tanti anni è ancora difficile avere notizie sugli IMI e sapere come ognuno di loro veniva trattato nelle strutture di detenzione. Capriolo, dunque, ieri ha accolto uno dei suoi figli. “Vederlo tornare a casa- commenta il sindaco Fabrizio Rigamonti- è una emozione grandissima. Ha così amato la sua Italia da sacrificarsi per lei, seguendo i suoi ideali”. “Non dimenticherò mio padre- conclude il figlio Luigi- che ricordo essere meraviglioso e estremamente tenero con me e con mio fratello. Ora è al cimitero, vicino a lui e alla mamma”.

nota:
oggi è apparso sulle pagine del giorno, a mia firma, l’articolo che ricorda i 68 anni di attesa da parte di Luigi Agosti, 81 anni, di Capriolo, delle spoglie del proprio padre. E’ una storia davvero commovente, se si pensa a Luigi, che con grandissima emozione ha potuto idealmente riabbracciare il suo papà quando lui stesso è un nonno.
Il pezzo mi ha anche dato modo di ragionare sui fatti storici e di conoscere meglio la figura dell’internato militare italiano grazie ai preziosissimi suggerimenti, consigli e dati forniti dalla mia amica Elena, eccellente studiosa. (grazie elena)

BRESCIA: sabato e domenica i volontari dell’U.C.I.S. informeranno i bresciani sui rischi sismici

 

“TERREMOTO – IO NON RISCHIO”:  CAMPAGNA NAZIONALE PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO SISMICO

 

13 E 14 OTTOBRE I VOLONTARI

DELLE UNITA’ CINOFILE ITALIANE DA SOCCORSO

 IN PIAZZA A BRESCIA

alle 16, salvo problemi dovuti alle condizioni meteo, presenzierà il CAPO DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE GABRIELLI

ci sarà anche l’assessore provinciale alla protezione civile FABIO MANDELLI

Oltre 1.500 volontari di 12 organizzazioni nazionali di protezione civile , tra cui 12 volontari delle UNITA’ CINOFILE ITALIANE DA SOCCORSO della Squadra Cinofila di Ospitaletto, del Gruppo Cinofilo di Vallesabbia e della Squadra Cinofila di Berzo Inferiore, saranno impegnati sabato 13 e domenica 14 ottobre in un centinaio di piazze italiane nella campagna nazionale per la riduzione del rischio sismico: sono questi i numeri di “Terremoto – io non rischio”, l’iniziativa che si svolgerà in circa cento comuni a elevato rischio sismico o ritenuti particolarmente rilevanti per una efficace informazione alla popolazione su questo tema.

A BRESCIA GLI APPUNTAMENTI SARANNO DUE: SABATO IN PIAZZA TEBALDO BRUSATO E DOMENICA IN LARGO FORMENTONE

Nata da un’idea del Dipartimento della Protezione Civile e di Anpas-Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze, la campagna “Terremoto – io non rischio” – giunta alla sua seconda edizione – è realizzata in collaborazione con l’Ingv-Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e ReLuis-Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica, in raccordo con le Regioni, le Province e i Comuni coinvolti.

Protagonisti dell’iniziativa sono proprio i volontari di dodici organizzazioni nazionali di protezione civile, formati sul rischio sismico, che hanno istruito a loro volta altri volontari, diventando quindi attori di un processo di diffusione della conoscenza che culminerà nel fine settimana del 13 e 14 ottobre. Per favorire la sensibilizzazione dei cittadini rispetto al rischio sismico, è stato scelto di coinvolgere nelle diverse piazze le associazioni di volontariato che operano ordinariamente sul territorio, promuovendo così la cultura della prevenzione: volontari più consapevoli e specializzati, cittadini più attivi nella riduzione del rischio sismico.

I volontari dell’associazione U.C.I.S. partecipano alla campagna “Terremoto – io non rischio” con punti informativi allestiti in due  piazze nella regione Lombardia per distribuire materiale informativo, rispondere alle domande dei cittadini sulle possibili misure per ridurre il rischio sismico e sensibilizzarli a informarsi sul livello di pericolosità del proprio territorio.

 

Di seguito l’elenco delle piazze dove saranno presenti:

Lombardia, Brescia

Piazza Tebaldo Brusato

Largo Formentone

L’elenco completo delle associazioni coinvolte e delle piazze, divise per Regioni, è disponibile sul sito ufficiale della campagna, www.iononrischio.it, dove è possibile consultare anche la sezione “Domande e risposte” sul rischio sismico, sulla sicurezza degli edifici e sulle regole di comportamento da tenere in caso di terremoto.