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Eduardo Alfredo Gomez: da “El partido revolucionario de los trabajadores” a Erbusco

Da militante dell’organizzazione politica argentina “El partido revolucionario de los trabajadores – direccion politico militar del ejército revolucionar del pueblo” a fondatore di una cooperativa sociale che gestisce una macelleria e un ristorante. La storia di Eduardo Alfredo Gomez, 55 anni, sembra tratta da un libro di avventure. Perché da ragazzo ha combattuto a fianco dei grandi rivoluzionari latinoamericani ancora oggi conosciuti ed amatissimi e perché una volta fuggito dal suo paese è arrivato in Italia, dove si è costruito una vita meravigliosa, che gli sta consentito e gli consente di aiutare connazionali e italiani. “Ho lasciato la mia Argentina il 28  febbraio del 1977, inseguito dagli agenti dei servizi segreti peronisti- racconta Eduardo Alfredo Gomez- – solo per fortuna non mi hanno preso e hanno catturato un uomo che mi somigliava e che alla fine si è salvato anche lui solo per miracolo. Il mio nome era già sulle liste dei desaparecidos. Avrei dovuto essere ucciso e scomparire misteriosamente. Invece, grazie anche all’aiuto di tanti amici, sono riuscito a riparare in Italia”. Eduardo Alfredo Gomez, venendo in Italia ha condotto con se una trentina di compagni, che ha salvato da prigionia e morte sicura, andando a recuperarli in Argentina e guidandoli al sicuro, nonostante gli inseguitori. “La nostra prima sistemazione è stata a Bedizzole- racconta- nella casa della comunità Emmaus di padre David Maria Turoldo. In paese, per qualche mese, hanno vissuto anche Roberto Guevara, fratello di Ernesto Che Guevara e il padre di Mario Roberto Santucho, dirigente del P.R.T., ovvero il movimento di cui anche Eduardo era uno dei protagonisti. “Erano uomini eccezionali- spiega- innamorati dell’argentina e dei loro fratellli, per cui hanno combattuto fino allo stremo. A padre Turoldo va il ricordo dell’argentino. “Dovevamo arrivare in dieci- dice Eduardo Alffredo Gomez-invece eravamo trenta. E lui si è preoccupato di tutti, trovandoci una sistemazione. In paese la gente ci ha accolto come membri della famiglia. Ci consideravano partigiani”. Da quel momento in poi Eduardo ha lavorato per trovare una sistemazione a tanti rifugiati politici come lui, creando comunità nel cuneese, a Palazzolo sull’Oglio e nella zona di Sarnico e Paratico. In breve si è innamorato dell’Italia, sposando la signora Gianna, da cui ha avuto un figlio: Manuel. “Nel frattempo ho trovato lavoro all’Alfa Accia- sottolinea- dove sono impiegato da ben 28 anni e dove ormai ho moltissimi amici e persone care. Qualche tempo fa, però, ho deciso di cimentarmi con una nuova grande impresa, ovvero la creazione di una cooperativa sociale, in grado di fornire lavoro a persone che per vari motivi si sono trovate disoccupate. Due anni fa in 13 soci abbiamo firmato l’atto di costituzione di Jacaranda. Quattro di noi sono disabili. Le nostre nazionalità sono miste: italiana e argentina. Viviamo tutti nel bresciano, chi in città, chi come me nell’entroterra gardesano, chi in Franciacorta”. L’idea di Eduardo Alfredo Gomez è lavorare fianco a fianco per fare crescere la cooperativa, per cui ha grandi progetti. “Io essendo già impiegato- specifica- sono un socio non lavoratore. Per il momento dieci di noi sono impiegati nell’attività principale della cooperativa Jacaranda, che si chiama Gaucho Grill e che si trova a Erbusco, lungo la strada che conduce a Iseo. Stiamo ingranando, perché abbiamo aperto solo a fine agosto e il periodo di crisi certamente non aiuta”. Tra i soci ci sono anche connazionali di Eduardo fuggiti dalla grande crisi di una decina di anni fa. “Ci sono anche imprenditori che sono rimasti senza nulla- continua- ora hanno una grande voglia di rifarsi. Sono certo che andrà benissimo”

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Ilo ristorante macelleria “Groucho Grill” di Erbusco è un posto delizioso, curato nei minimi dettagli, dove ci si sente in famiglia. I piatti sono argentini, bresciani e bergamaschi. “Dalla nostra terra spiegano René Combina, argentino originario del Piemonte, e Carlos Battylana, argentino.genovese- abbiamo portato la carne. Il resto dei prodotti è chilometro zero. Per esempio serviamo dei magnifici spiedini con carne argentina e formaggi camuni. I salumi sono della zona: come il violino di capra e le salamelle, che invece arrivano da Piancamuno”. Tutto viene cucinato a vista, nella sala dove si pranza, tranne ciò che deve essere bollito, come la pasta. “Il nostro intento è essere il più vicino possibile ai clienti- dice Eduardo Alfredo Gomez- facendo loro vedere cosa cuciniamo”. Nel ristorante è stato allestito anche uno spazio per i cibi take away e un bancone per i prodotti da macelleria, i formaggi e altre tipicità. Non mancano vini bresciani, bergamaschi e argentini. “Presto inizieremo anche la produzione artigianale di empanadas- conclude Eduardo Alfredo Gomes- un piatto tipico nostro. Si tratta di un’iniziativa che in Italia farà da pilota”