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CAPRIOLO: Giuseppe Agosti “torna a casa ” dopo 68 anni. E’ morto a Keisersteinbruch nel 1944.

La matricola 151150 è tornata a casa. Da ieri l’artigliere Giuseppe Agosti, capriolese morto mentre era detenuto nel campo di concentramento di Kaisersteinbruch, riposa nel cimitero del suo paese. Per restituirlo alla famiglia sono serviti 68 anni, l’aiuto della sezione ANA di Brescia e del gruppo alpini di Capriolo e l’interessamento del Ministero della Difesa e di “Onorcaduti”, oltre che gli sforzi del figlio Luigi e dei nipoti Giuseppina e Daniele con il resto dei loro congiunti. “E’ stato un atto dovuto, l’ultimo regalo che ho voluto fare a mia madre Angela- spiega Luigi Agosti, 81 anni- prima di morire, nel 1994, mi fece promettere di riportare a casa il papà. Finalmente ce l’ho fatta”. Quella di Giuseppe e Angela è una storia d’amore senza tempo, di quelle che accadevano solo una volta. Sin dal momento in cui le è stata notificata la morte del marito, nel 1944, difatti, la signora Angela ha iniziato a risparmiare arrivando a lasciare ai figli dieci milioni di lire da usare specificamente per fare tornare in patria la salma. “Non si è mai risposata- commenta il genero, Bruno Muratori-perché nonno Giuseppe è stato il suo primo e unico amore. Il resto della sua vita è stato dedicato ai figli e al ricordo”. L’emozione, ieri, a Capriolo era tanta. A celebrare il ritorno dell’artigliere, oltre alle famiglie Agosti e Muratori, c’erano il sindaco Fabrizio Rigamonti e buona parte della giunta comunale, il gruppo ANA con tante rappresentanze da paesi vicini, le associazioni del posto e d’arma e molti cittadini. “Ci è sembrato il minimo – sottolinea Franco Gottardi, del gruppo ANA di Capriolo-  purtroppo restano in Germania ancora due capriolesi : Giulio Piantoni sepolto a Francoforte e Luigi Plebani , un fornaio morto nel campo di sterminio di Mathausen”. Giuseppe Agosti, secondo i documenti ricevuti dalla moglie Angela, sarebbe scomparso a causa dell’ulcera allo stomaco. La storia è in realtà assai più misteriosa, dato che il capriolese era uno dei 750.000 IMI, ovvero un “Internato Militare Italiano”, che tra l’otto e il nove settembre del 43, dopo che Badoglio dichiarò il termine del conflitto senza dare indicazioni all’esercito, abbandonandolo completamente, ha scelto di non restare “fedele all’alleanza” e così è finito in un lager. Dei 750.000 IMI deportati 20.000 sono morti in campo di concentramento e 13.300 negli spostamenti. Altri 6.300 sono stati giustiziati, 5.400 sono morti o dispersi in operazioni militari e 600 sono stati trucidati poco prima della liberazione. Non è mai stato davvero chiarito perché,come e quando Giuseppe Agosti sia morto. Di certo il capriolese  è stato uno dei tanti soldati protagonisti della cosiddetta “resistenza diffusa, multiforme e passiva”, che ne ha fatto non un prigioniero di guerra bensì un “traditore” agli occhi dei tedeschi. Anche dopo tanti anni è ancora difficile avere notizie sugli IMI e sapere come ognuno di loro veniva trattato nelle strutture di detenzione. Capriolo, dunque, ieri ha accolto uno dei suoi figli. “Vederlo tornare a casa- commenta il sindaco Fabrizio Rigamonti- è una emozione grandissima. Ha così amato la sua Italia da sacrificarsi per lei, seguendo i suoi ideali”. “Non dimenticherò mio padre- conclude il figlio Luigi- che ricordo essere meraviglioso e estremamente tenero con me e con mio fratello. Ora è al cimitero, vicino a lui e alla mamma”.

nota:
oggi è apparso sulle pagine del giorno, a mia firma, l’articolo che ricorda i 68 anni di attesa da parte di Luigi Agosti, 81 anni, di Capriolo, delle spoglie del proprio padre. E’ una storia davvero commovente, se si pensa a Luigi, che con grandissima emozione ha potuto idealmente riabbracciare il suo papà quando lui stesso è un nonno.
Il pezzo mi ha anche dato modo di ragionare sui fatti storici e di conoscere meglio la figura dell’internato militare italiano grazie ai preziosissimi suggerimenti, consigli e dati forniti dalla mia amica Elena, eccellente studiosa. (grazie elena)